Disclosure Pre-Chirurgica degli Integratori: Tutto Ciò Che I Chirurghi Devono Sapere
Controllo Pre-Operatorio degli Integratori
Guida per i chirurghi
Secondo gli studi, il 22% degli errori pre-operatori sono legati a integratori non dichiarati. Questo strumento ti aiuta a determinare quali integratori devono essere sospesi e quando, per ridurre i rischi durante l'intervento.
Seleziona gli integratori che il paziente assume:
Quando un paziente si presenta per un intervento chirurgico, i chirurghi controllano i farmaci, la storia clinica, le allergie. Ma spesso dimenticano una cosa fondamentale: gli integratori. Eppure, quasi 3 su 4 adulti in Italia e negli Stati Uniti li assumono regolarmente. E molti di questi possono cambiare radicalmente il corso di un intervento. Un integratore innocuo come l’olio di pesce può causare emorragie inaspettate. Lo zenzero può far scendere la pressione troppo in basso durante l’anestesia. E la calendula? Può interferire con i farmaci che controllano il battito cardiaco.
Perché gli integratori sono un rischio nascosto in sala operatoria
Non sono farmaci. Non hanno un’etichetta chiara. E molti pazienti non li considerano nemmeno “medicinali”. Quando un medico chiede: “Prende qualcosa?”, il paziente pensa alle pillole prescritte. Non al multivitaminico della mattina, alla curcuma in polvere, o all’estratto di ginkgo per la memoria. Eppure, secondo uno studio del 2018 pubblicato su JMIR Research Protocols, il 15-25% degli eventi avversi in sala operatoria sono legati a interazioni non rilevate con integratori. Alcuni aumentano il rischio di sanguinamento. Altri riducono l’efficacia dell’anestesia. Altri ancora causano ipertensione o aritmie.
Un esempio concreto: l’olio di pesce. Una capsula standard contiene 180 mg di EPA e 120 mg di DHA. Questi acidi grassi agiscono come anticoagulanti naturali. In chirurgia, possono aumentare il sanguinamento intraoperatorio del 30-50%. E non è l’unico. Il vitamina E (in dosi superiori a 400 UI), l’aglio, il ginseng, la ginkgo biloba, e persino l’erba di San Giovanni - questa ultima riduce l’efficacia degli anestetici fino al 40% - sono tutti potenziali nemiche silenziose.
Cosa bisogna fermare, e quando
Non tutti gli integratori vanno sospesi allo stesso modo. La regola generale, adottata da ospedali come l’Hospital for Special Surgery nel 2023, è di interrompere tutti gli integratori erboristici e nutrizionali almeno 14 giorni prima dell’intervento. Ma ci sono eccezioni importanti.
- Da fermare 14 giorni prima: Olio di pesce, vitamina E (d-alpha-tocopherol), aglio, ginkgo biloba, ginseng, erba di San Giovanni, echinacea, valeriana.
- Da fermare 7 giorni prima: Multivitaminici con più di 400 UI di vitamina E o oltre 100 mcg di vitamina K.
- Da continuare: Calcio (1200 mg/giorno), vitamina D (1000-2000 IU/giorno), ferro (solo se prescritto per anemia). Questi sono fondamentali per la guarigione delle ossa e la funzione immunitaria, specialmente in chirurgia ortopedica o bariatrica.
Le linee guida variano per specialità. In chirurgia plastica - dove i tessuti sono sottili e il sanguinamento è critico - la sospensione è rigorosa. In chirurgia ortopedica, la vitamina D è mantenuta per accelerare la rigenerazione ossea. In chirurgia bariatrica, i pazienti devono assumere 60-80 grammi di proteine al giorno per due settimane prima dell’intervento, ma devono evitare tutti gli altri integratori che potrebbero interferire con la digestione o l’anestesia.
Le eccezioni che salvan la vita
Non tutto deve essere interrotto. Alcuni integratori sono parte del protocollo chirurgico. Ad esempio, le bevande ricche di carboidrati come Ensure Pre-Surgery® (10 once con 50 grammi di carboidrati) vengono somministrate esattamente 3 ore prima dell’intervento. Questo aiuta il corpo a passare dallo stato di digiuno a quello di alimentazione, riducendo la resistenza all’insulina del 25% e diminuendo il rischio di complicanze post-operatorie.
Un altro esempio: Fortisip Compact, un integratore proteico utilizzato negli ospedali europei. Somministrato per 5 giorni consecutivi (250 ml al giorno), riduce le complicanze post-operatorie del 22%, secondo uno studio clinico pubblicato su Clinical Nutrition nel 2017. Non è un semplice “integratore”: è un trattamento nutrizionale pre-operatorio.
Perché i pazienti non dicono la verità
La maggior parte dei problemi non nasce dai supplementi in sé, ma dalla mancanza di comunicazione. Uno studio dell’Università del Michigan ha rilevato un tasso di errore del 22% nelle dichiarazioni dei pazienti. Perché? Perché non considerano l’olio di pesce un “farmaco”. Non pensano che la curcuma in polvere sia un integratore. E molti non sanno che l’erba di San Giovanni è un potente inibitore del sistema enzimatico CYP450, che metabolizza molti anestetici.
Il risultato? Solo il 39% dei pazienti riferisce spontaneamente l’uso di integratori durante l’intervista pre-operatoria. Il 61% lo nasconde. Eppure, quando i medici chiedono in modo specifico - “Prende integratori? Tipo vitamine, erbe, oli, polveri?” - il tasso di rivelazione sale al 90%. La chiave è la domanda precisa.
Come fare la domanda giusta
Non basta chiedere: “Prende qualcosa?”. Serve un protocollo. L’Hospital for Special Surgery ha standardizzato 5 domande da fare a ogni paziente:
- Quali integratori prende regolarmente?
- Da quanti giorni o settimane li ha interrotti prima dell’intervento?
- Ha mai avuto sanguinamenti overti, ematomi o palpitazioni dopo averli presi?
- Li ha presi il giorno dell’intervento?
- Quando intende riprenderli dopo l’operazione?
Un altro trucco efficace? Chiedere al paziente di portare i flaconi degli integratori. Nell’ospedale Hospital Mid-Doctor, questa pratica ha ridotto gli errori di identificazione del 65%. Spesso, i prodotti hanno nomi diversi, dosaggi non dichiarati, o ingredienti nascosti. Senza il contenitore reale, si rischia di sottovalutare il rischio.
Le conseguenze di non chiedere
Ignorare gli integratori non è un’omissione tecnica. È un errore di sicurezza. Un paziente che assume ginkgo biloba e viene operato d’urgenza per un’emorragia interna rischia di morire per un sanguinamento che non poteva essere controllato. Un paziente che continua l’erba di San Giovanni e viene anestetizzato rischia di svegliarsi durante l’intervento, perché l’anestesia non funziona.
Un altro dato allarmante: solo il 58-67% dei pazienti segue le istruzioni di sospensione. Ma quando vengono date istruzioni scritte - con elenchi chiari e scadenze evidenti - la compliance sale al 83%, come dimostrato dalla clinica Phoenix Lipo nel 2022. La chiave è la chiarezza. Non un foglio generico. Un elenco personalizzato.
La tecnologia aiuta, ma non sostituisce il medico
Alcuni ospedali usano strumenti digitali come Epic’s Supplement Safety Checker, integrato nei sistemi EHR. Questo strumento controlla automaticamente l’interazione tra farmaci e integratori. Ma solo il 62% degli ospedali accademici lo usano. Nei centri privati, la percentuale scende al 42%. Eppure, anche con la tecnologia, il medico deve fare la domanda. Perché? Perché gli integratori non sono sempre registrati. Perché i pazienti non li conoscono bene. Perché il sistema non sa che “Omega-3” è l’olio di pesce, e che “St. John’s Wort” è l’erba di San Giovanni.
La soluzione non è tecnologica. È culturale. I chirurghi devono imparare a chiedere. E a chiedere bene. L’American Society of Anesthesiologists raccomanda un corso di formazione di 75 minuti ogni due anni su “Herbal Medicines and Perioperative Care”. È un investimento che salva vite.
Cosa cambierà nei prossimi anni
Nell’ottobre 2023, la FDA ha proposto nuove norme per l’etichettatura degli integratori. Ora, se un prodotto contiene ingredienti con rischi chirurgici noti, deve avvisare esplicitamente. È un passo avanti. Ma non basta.
Il futuro è nella medicina personalizzata. Il Mayo Clinic ha avviato un trial nel gennaio 2024 per testare il genotipo CYP450 dei pazienti. Questo esame genetico rivela come il corpo metabolizza i farmaci e gli integratori. Un paziente potrebbe non dover interrompere l’olio di pesce se il suo enzima lo smaltisce rapidamente. Un altro potrebbe dover sospendere tutto, anche il calcio, se ha una variante genetica a rischio. Questo non è scienza futuristica. È medicina che arriva ora.
E poi c’è la normativa. Dal 2025, i centri chirurgici che non documentano lo screening degli integratori subiranno una riduzione del 1,5% nel rimborso Medicare. Non è una sanzione morale. È un incentivo economico. E funziona.
Il messaggio finale per i chirurghi
Non è una questione di “sospenderli tutti”. È una questione di “sapere cosa prendono”. Un integratore non è un’opzione. È un farmaco. E anche se non è prescritto, può uccidere. La vostra domanda non è un fastidio. È un atto di cura. E la vostra attenzione non è un extra. È il vostro dovere professionale.
Chiedete. Documentate. Verificate. Non fatevi ingannare dal “è solo una vitamina”. Perché in sala operatoria, non esistono “solo” cose. Esistono rischi. E voi siete l’ultima barriera tra il paziente e un errore che non può essere riparato.
Quali integratori devo fermare 14 giorni prima di un intervento chirurgico?
Devi interrompere tutti gli integratori con effetto anticoagulante o che interferiscono con l’anestesia: olio di pesce, vitamina E (d-alpha-tocopherol), aglio, ginkgo biloba, ginseng, erba di San Giovanni, echinacea, valeriana, e qualsiasi integratore a base di erbe. Questi aumentano il rischio di sanguinamento o riducono l’efficacia degli anestetici. La sospensione deve avvenire con almeno 14 giorni di anticipo.
Posso continuare a prendere la vitamina D prima dell’intervento?
Sì, la vitamina D (1000-2000 UI al giorno) può essere mantenuta fino al giorno dell’intervento, soprattutto in chirurgia ortopedica o bariatrica. Studi recenti mostrano che il suo continuo utilizzo accelera la guarigione ossea del 21%. Non è un rischio, ma un supporto terapeutico.
Perché i pazienti non dicono di prendere integratori?
Perché molti non li considerano “medicinali”. Pensano che le vitamine, l’olio di pesce o la curcuma siano “cibi” o “integratori naturali” e quindi innocui. Inoltre, non ricordano di averli presi, o non sanno il nome esatto del prodotto. È un problema di percezione, non di cattiva fede.
Cosa succede se un paziente non riferisce di prendere integratori?
Può verificarsi un evento avverso imprevisto: emorragia eccessiva, ipotensione, aritmia, o addirittura un’insuccesso dell’anestesia. Uno studio ha dimostrato che il 22% degli errori pre-operatori sono legati a integratori non dichiarati. Questi eventi aumentano i tempi di ricovero, i costi e il rischio di morte.
È utile chiedere al paziente di portare i flaconi degli integratori?
Sì, ed è una pratica raccomandata. Molti integratori hanno nomi diversi, dosaggi non dichiarati, o ingredienti nascosti. Vedere il flacone reale riduce gli errori di identificazione del 65%. È il modo più affidabile per sapere cosa sta veramente prendendo il paziente.
13 Commenti
Flavia Mubiru . N
novembre 3, 2025 at 02:56
Finalmente qualcuno che parla chiaro. Io ho fatto un intervento l’anno scorso e ho dimenticato di dire che prendevo l’olio di pesce. Risultato? Sanguinamento doppio, ricovero prolungato. Non è un’opzione, è vita o morte. Grazie per averlo scritto.
Alessandro Bertacco
novembre 3, 2025 at 03:53
Io sono un anestesista e vi dico una cosa: se non ti porti i flaconi, non ti credo. Punto. Ho visto pazienti che dicevano ‘prendo solo vitamine’ e poi tirano fuori una scatola piena di erbe strane con nomi in cinese. La tecnologia aiuta, ma il medico deve chiedere. E chiedere bene.
corrado ruggeri
novembre 4, 2025 at 10:02
Ma dai, l’erba di San Giovanni fa male? Ma chi lo ha detto? Io lo prendo da 10 anni e sono più felice di un cane in un parco. Se ti fa star bene, perché fermarlo? La medicina moderna è troppo rigida, siamo tutti dei robot con le pillole.
Giorgia Zuccari
novembre 5, 2025 at 11:18
io ho preso la curcuma per 3 mesi prima dell'operazione e niente è successo!! ma i dottori sono sempre così paurosi?? tipo ‘oh no la vitamina e’ ma è solo un integratore!! non è come il chemio!!
Marco Belotti
novembre 6, 2025 at 19:01
Guarda, i chirurghi sono come i maghi del XXI secolo: sanno tutto, ma non chiedono mai. E quando chiedono, lo fanno come se stessero interrogando un sospettato. Non è colpa dei pazienti se non sanno che l’aglio è un anticoagulante. È colpa di un sistema che li ha abituati a pensare che ‘naturale’ = ‘inoffensivo’. Ecco perché muoiono in sala operatoria. Non per ignoranza. Per negligenza.
Weronika Grande
novembre 8, 2025 at 00:04
Io ho sempre pensato che la vita sia un’energia, e se l’energia è pura, perché bloccarla con regole di ospedali? L’erba di San Giovanni non è un farmaco, è un dono della terra. E la medicina moderna? È un sistema che vuole controllare tutto, anche il respiro. Forse il vero rischio non è l’integratore… ma la paura di fidarsi della natura.
Maria Cristina Piegari
novembre 8, 2025 at 12:16
La domanda che nessuno si fa è: perché siamo arrivati a questo? Perché abbiamo separato il cibo dalla medicina? Perché consideriamo il calcio ‘sicuro’ ma l’olio di pesce ‘pericoloso’? Forse perché non abbiamo più un rapporto autentico con ciò che assumiamo. Non è un problema di protocolli. È un problema di coscienza. E la coscienza non si standardizza in un modulo.
Beat Zimmermann
novembre 9, 2025 at 04:43
Sciocchezze. Se ti operi, stai zitto e non prendi niente. Punto.
Andrea Rasera
novembre 10, 2025 at 02:21
Questa è una delle riflessioni più importanti che abbia letto negli ultimi anni. Come cultural ambassador, posso dire che in Italia siamo troppo abituati a sottovalutare il ‘naturale’. In Giappone, ogni integratore ha un codice di tracciabilità. Qui? Una bottiglia di erbe con scritto ‘misto’ e un prezzo di 5 euro. Non è scienza. È roulette russa. Grazie per averlo detto con chiarezza.
Massimiliano Manno
novembre 10, 2025 at 17:30
Io lavoro in un centro chirurgico e abbiamo introdotto il ‘flacone day’: ogni paziente porta i suoi integratori una settimana prima. Risultato? Abbiamo ridotto gli eventi avversi del 41%. Non è magia. È semplice: se non lo vedi, non lo controlli. E se non lo controlli, sei un assassino involontario. Non dico questo per spaventare. Lo dico perché è vero.
Matteo Flora
novembre 11, 2025 at 04:39
La FDA propone etichette migliori? 🤡 E poi ci meravigliamo che i pazienti muoiono? Siamo nel 2025, non nel 1985. La tecnologia esiste, ma i medici sono troppo pigri per usarla. Epic? Usato solo dal 62% degli ospedali accademici? Ma che scuola di medicina vi hanno fatto? 😒
Matteo Marzorati
novembre 11, 2025 at 14:50
Ma chi vi ha detto che l’olio di pesce fa sanguinare? È una bufala inventata dalle case farmaceutiche per vendere anticoagulanti. Io prendo 5 capsule al giorno da 15 anni e non ho mai avuto un ematoma. I dottori inventano rischi per sentirsi importanti. La natura sa cosa fa meglio di loro
Alessandra Di Marcello
novembre 12, 2025 at 04:45
io ho sentito dire che gli integratori sono un modo per controllarci... la big pharma vuole che ci fidiamo solo delle pillole... e se l'olio di pesce è innocuo ma loro dicono che è pericoloso? forse è perché vogliono che compriamo il loro anticoagulante... e se il ginkgo biloba ti salva la vita ma loro lo vietano? 🤔